Le associazioni no profit, gli Enti del Terzo Settore (ETS) e le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) sono al centro di un’importante riforma fiscale. Il decreto legge 146/2021 stabilisce che, dal 1° gennaio 2025, sarà obbligatoria l’adozione della partita IVA per tutte le attività che generano entrate da servizi o beni a pagamento.

Dal 2025, con l’introduzione di nuove normative, tutte le associazioni che offrono servizi a pagamento dovranno adeguarsi alla partita IVA obbligatoria.

Prevista inizialmente per luglio 2024 e poi prorogata, l’introduzione della partita IVA obbligatoria per associazioni è un passo inevitabile. Le associazioni che forniscono servizi a pagamento, sia a terzi che ai propri soci, dovranno dotarsi di partita IVA, a prescindere dallo scopo istituzionale. Rimangono escluse da tale obbligo solo le associazioni che non generano entrate economiche connesse ad attività commerciali.

Questa riforma si inserisce in un quadro normativo europeo, che richiede un adeguamento alla gestione dell’IVA da parte dell’Italia. Dal 2010, il Paese è sotto procedura d’infrazione della Commissione Europea per il mancato rispetto delle normative comunitarie. La partita IVA obbligatoria rientra nel processo di adeguamento, che coinvolge anche il Codice del Terzo Settore (Dlgs. 117/2017).

Da esclusione a esenzione IVA

Ad oggi, molte associazioni classificano le loro entrate come escluse dall’IVA. Dal 2025, queste diventeranno esenti IVA, con conseguenze dirette sulla gestione fiscale. Le associazioni dovranno:

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  • dotarsi di partita IVA;
  • emettere fatture elettroniche o scontrini fiscali per alcune operazioni;
  • rispettare obblighi contabili più complessi, come la tenuta dei registri IVA e la liquidazione periodica dell’imposta.

Partita IVA obbligatoria associazioni: cosa cambia per le entrate

Le nuove normative influenzeranno le varie tipologie di entrate, che verranno trattate fiscalmente in modo differente:

  • Corrispettivi specifici: contributi pagati da soci per attività istituzionali. Queste entrate saranno esenti IVA ma richiederanno l'emissione di fatture o scontrini.
  • Erogazioni liberali: donazioni volontarie senza vincoli sinallagmatici. Rimangono escluse da IVA e IRES.
  • Attività commerciali: sponsorizzazioni, vendita di beni e noleggi continueranno a essere soggette a IVA, come già accade.
  • Raccolte fondi: il trattamento fiscale dipenderà dal regime adottato dall'associazione.

Focus su ASD e SSD

Le ASD e le SSD (Società Sportive Dilettantistiche) saranno soggette al nuovo regime, che mantiene esenti da IVA le attività sportive connesse agli scopi educativi e sociali. Tuttavia, operazioni come la vendita di attrezzature o la somministrazione di alimenti saranno imponibili. Per semplificare la gestione fiscale, le ASD possono optare per regimi agevolati, come quello previsto dalla legge 398/1991.

Come prepararsi all'obbligo della partita IVA

Per evitare difficoltà all’avvicinarsi della scadenza del 2025, le associazioni devono iniziare da subito a riorganizzarsi. I passaggi principali sono:

Impatti della partita IVA obbligatoria per associazioni

L’introduzione della partita IVA obbligatoria rappresenta un cambiamento epocale per il settore no profit. Pur non imponendo il pagamento diretto dell’IVA per le attività esenti, comporta nuovi adempimenti burocratici, come l’obbligo di dichiarazione IVA e la conservazione dei registri fiscali.

La necessità di strumenti e competenze specifiche potrebbe rappresentare una sfida per le associazioni più piccole o meno strutturate.

La riforma legata alla partita IVA obbligatoria per associazioni impone un'adeguata pianificazione. Enti del Terzo Settore, ASD e SSD devono prepararsi al nuovo regime fiscale, dotandosi di una struttura amministrativa capace di affrontare i cambiamenti normativi. Questo passaggio, pur introducendo maggiori responsabilità, consentirà una maggiore uniformità con le normative europee, rafforzando la trasparenza del settore.

Strumenti digitali per associazioni.

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