É nata un EDICOLA per le IMPRESE. Un articolo di Maurizio Incletolli, Presidente Ascai – Associazione per lo sviluppo della comunicazione aziendale in Italia

L’house organ, termine che per antonomasia identifica il giornale che parla dell’azienda e dei suoi prodotti o servizi, ha origini indubbiamente lontane nel tempo. Si fa risalire al 1895 la comparsa nel nostro Paese della prima vera pubblicazione di marca imprenditoriale. “La Riviera ligure di Ponente” rivista quadrimestrale di piccolo formato pubblicata dalla ditta olearia P. Sasso e figli di Oneglia era la risposta tutta italiana a parallele esperienze statunitensi, frutto di una vivace stampa aziendale agli esordi, il cui battesimo si deve a John Deere, grande imprenditore agricolo e al suo periodico “The Furrow”, nato a sant’Angelo nel Texas per fornire notizie sulle attività produttive e sulla qualità dei prodotti o le innovazioni nei cicli produttivi.

Quello ligure non fu che uno dei tanti esempi di ‘customer magazine’ made in Italy che a lungo verrà imitato per poi essere perfezionato nel lungo cammino che conoscerà la stampa aziendale.

Un cammino esaltante di oltre centoventi anni, ma anche irto di difficoltà e che dura ancora, a cavallo di due conflitti mondiali, di crisi e di riprese economiche, di innovazioni e shock tecnologici, che hanno progressivamente rivoluzionato e messo in aperta discussione il modo di fare comunicazione aziendale attraverso testate ‘native’ imprenditoriali.

Il più recente campione statistico individuato da Ascai su una base di 107 grandi imprese interpellate ci dice che il 53,3% delle aziende italiane edita almeno un periodico, vale a dire una pubblicazione che ha una sua continuità di uscite, almeno semestrale, diversa da annuari o monografie, destinata oggi quasi indistintamente ai dipendenti, ai clienti e agli stakeholder dell’impresa. Ebbene, l 20% ha un’edizione solo cartacea, il 55% integra alla carta anche l’online e il 25% opera esclusivamente online.

A uscirne ridimensionato nei contenuti e nei format è sicuramente il tradizionale ‘foglio aziendale’ a stampa, ormai da diversi anni verso una sua inevitabile e irreversibile migrazione al digitale.

Un percorso evolutivo del resto analogo al cammino intrapreso dalle stesse imprese editoriali che nella stampa quotidiana e periodica hanno il loro core business.

Ma attenzione. Migrazione non significa ancora estinzione. La carta sembra avere ancora il suo fascino, anche se, come fa sapere Omi, l’Osservatorio delle monografie istituzionali d’impresa a beneficiarne sono più i libri che le riviste aziendali.

A stupire è invece il fatto che, nonostante le molte soluzioni offerte dall’innovazione tecnologica, nei casi di coesistenza di periodici cartacei e digitali prevalga nelle aziende la tendenza a proporre in rete un format che emula la versione tipografica, con testi e linguaggi più adatti a essere letti e approfonditi su carta anziché su pc o tablet.Verrebbe quindi da pensare ad un evidente deficit imprenditoriale quanto a competenze e professionalità adatte a una riconversione dei contenuti informativi con linguaggi più consoni ai nuovi strumenti di comunicazione. Ipotesi questa, come rileva il Censis nei suoi periodici Rapporti sulla comunicazione, avvalorata oggi da una dimensione tipica della comunicazione orale, dove tutto va compreso nel minor tempo possibile, privilegiando l’impatto emotivo, che ha la preponderanza sulla comprensibilità e sulla coerenza delle informazioni, in aperta antitesi con esigenze di approfondimento/apprendimento che solo strumenti più tradizionali avevano il privilegio di garantire in un recente passato.

Quel che non si può negare è che la soluzione digitale offerta oggi da web-zine e social media, pur con tutti i limiti che ne discendono, oltre a rappresentare ormai un fenomeno di costume, non ancora culturale, ma pressoché irreversibile, si è pure rivelata per la maggioranza delle imprese uno strumento ad alto risparmio, perché stampare e distribuire carta costa. Opportunità difronte alla quale sembra contare sempre meno il soddisfacimento di una residua domanda di quei nostalgici lettori analogici annoverabili tra baby boomers o generazione X.

Ascai, che ha da sempre nel suo Dna una particolare e costante attenzione verso le vicende e le nuove tendenze della stampa aziendale italiana, ritiene tuttavia di non potersi sottrarre ad una funzione di monitoraggio del fenomeno che sta indubbiamente a cuore ai molti responsabili ed esperti della comunicazione d’impresa che essa stessa rappresenta. Ed è per questo che ha voluto dare vita a ‘Edicola Imprese’, un ambiente online che si propone di chiamare a raccolta e dare continua visibilità attraverso il sito Ascai.it ai prodotti editoriali realizzati dalle imprese italiane, sia in versione tipografica che digitale, per divulgarne qualità e caratteristiche, oltre che per favorire un’occasione unica di benchmark tra comunicatori d’impresa, finalità che ha sempre ispirato ogni sua iniziativa.